4.1 – Relazione sulla gestione del portafoglio finanziario
4.1.1 Il quadro economico e finanziario
Nel 2024 la crescita economica globale è risultata complessivamente superiore alle aspettative ed in linea con quella dell’anno precedente, nonostante la persistenza di significativi squilibri strutturali e un quadro geopolitico ancora precario. A livello globale, i settori manifatturiero e dei servizi hanno mostrato segnali contrastanti. Mentre i servizi hanno mantenuto una dinamica in espansione, il settore manifatturiero ha continuato a risentire delle incertezze legate alle catene di approvvigionamento e alla flessione della domanda mondiale. I principali indici di fiducia delle imprese hanno evidenziato livelli contenuti e in riduzione in diverse aree, condizionando le aspettative da parte degli operatori economici.
La dinamica tra le diverse aree geografiche si è confermata piuttosto difforme. Gli Stati Uniti hanno mantenuto un ritmo di crescita sostenuto, 2,8% su base annuale, supportato principalmente dalla solidità dei consumi privati nonostante il rallentamento della crescita del reddito disponibile reale. In Europa, l’attività economica ha mostrato una dinamica più modesta, con andamenti peraltro disomogenei tra i vari Stati membri. Il dato medio di crescita del Pil dell’area si è attestato allo 0,7%. Le persistenti sfide strutturali, la crescita limitata degli investimenti e il comportamento prudente dei consumatori hanno condizionato la ripresa economica aumentando il gap negli indici di produttività rispetto agli Stati Uniti. All’interno dell’area Uem l’economia più dinamica si è confermata quella spagnola con un tasso di espansione medio attorno al 3%. La Francia ha registrato una crescita del Pil dell’1% mentre la Germania si è confermata una delle economie più deboli dell’area comunitaria con una contrazione dell’attività economica dello 0,2%. Per quanto riguarda l’Italia si è registrata una crescita economica dello 0,5% con un andamento sostanzialmente stagnante nella seconda parte dell’anno.
Gli impatti derivanti dal termine degli incentivi per le ristrutturazioni, associati agli aggiustamenti di politica fiscale e alle pressioni del commercio estero non sono stati compensati dai finanziamenti del PNRR e dalla bassa inflazione. Permangono difficoltà nei piani di investimento e un clima di relativa incertezza che hanno condizionato la dinamica dei consumi. La Cina ha registrato un tasso di crescita più basso rispetto agli anni precedenti e inferiore agli obiettivi delle autorità governative, pur nell’ambito di una dinamica in miglioramento nell’ultima parte dell’anno. Le politiche attivate per aumentare il sostegno ai consumi privati e le politiche accomodanti adottate dalla ‘Banca centrale’ non sono state finora sufficienti a stimolare la domanda interna, condizionata dalla persistente debolezza nel settore immobiliare e dai ritardi strutturali del proprio sistema economico. L’inflazione ha continuato a rappresentare uno dei principali fattori nel guidare le aspettative. Negli Stati Uniti, l’inflazione generale ha mostrato una dinamica piuttosto erratica pur in tendenziale riduzione ma un un’inflazione core che resta ancora al di sopra del 3%, condizionando di conseguenza le scelte della ‘Federal reserve’. In Europa, nonostante il graduale rallentamento, l’inflazione è rimasta al di sopra del target del 2%: il rallentamento ha interessato comunque anche l’inflazione core. In questo caso a preoccupare resta il dato sui servizi la cui crescita dei prezzi resta collocata attorno al 4%. In merito alle politiche monetarie, le banche centrali hanno iniziato la fase espansiva con dinamiche e indicazioni divergenti nelle diverse aree in funzione ovviamente dei rispettivi segnali macroeconomici. La Fed ha ridotto i tassi di riferimento complessivamente di 1 punto percentuale, portandoli nell’ultima riunione del 2024 nel range 4,25%-4,50%. Le autorità monetarie statunitensi hanno mantenuto un atteggiamento cauto, confermando una relativa prudenza anche nelle dinamiche future, in funzione delle incertezze che permangono sull’inflazione sia per le dinamiche osservate nel mercato del lavoro che per politiche fiscali annunciate dalla nuova amministrazione americana. La BCE ha effettuato tagli per complessivi 100 punti base, portando a fine anno il tasso sui depositi al 3% e quello sui rifinanziamenti principali dal 4,5% al 3,15%. Anche in questo caso non sono mancati segnali di relativa prudenza pur nell’ambito di un quadro diverso rispetto agli Stati Uniti, anche in prospettiva, sia in termini di crescita che di inflazione.
I mercati finanziari hanno registrato un andamento generalmente positivo, sostenuto principalmente dalle dinamiche positive delle crescite economiche e dalle politiche monetarie più accomodanti. Gli indici azionari hanno mostrato una crescita sostenuta trainata principalmente dal miglioramento degli utili societari e dal calo del premio per il rischio in alcune aree geografiche. Gli Stati Uniti hanno chiuso con un incremento del 25%, sostenuti dalla solidità dei consumi interni e dalla buona tenuta del settore tecnologico. In Europa, la Borsa italiana ha registrato un aumento del 19%, sostenuta in particolare dal settore bancario, sulla scia del miglioramento degli indici di redditività e di livelli soddisfacenti di solidità patrimoniale, confermando da un lato le generose politiche di distribuzione dei dividendi, dall’altro alimentando le attese di consolidamento del sistema mediante aggregazioni i cui piani si sono cominciati a manifestare già agli inizi del 2025. Per quanto riguarda invece l’indice medio dell’area Uem si è registrato un apprezzamento dell’11,9%. Il Regno Unito ha mostrato una crescita più contenuta (+9,7%), mentre i mercati emergenti hanno registrato un incremento dell’8,1%, manifestando una dinamica più selettiva. I mercati obbligazionari hanno evidenziato un andamento più eterogeneo. I titoli di Stato degli USA e dell’Eurozona e hanno mostrato performance positive anche se relativamente modeste, rispettivamente dell’1,2% e dell’1,8%. Il mercato europeo è stato sostenuto in particolare dalla buona performance registrata sui titoli di stato italiani il cui rendimento total return è stato superiore al 6%. Ciò ha generato una riduzione dello spread BTP-Bund che negli ultimi mesi dell’anno si è attestato attorno a 130 punti base, anche a causa dell’incremento dei rendimenti osservati in Germania a riflesso di una maggiore difficoltà economica. Nel comparto corporate, i titoli investment grade hanno chiuso in crescita (+4,7% per quelli in euro, +2,8% per quelli in dollari), mentre il segmento high yield ha registrato incrementi più marcati (+8,6% in euro e +12% in dollari), segnalando un incremento della propensione al rischio da parte degli investitori, a riflesso di una percezione di maggiore solidità media delle imprese in grado di rafforzare la sostenibilità del debito nel medio termine. Sul fronte valutario, il dollaro ha chiuso il 2024 con un apprezzamento del 6,7% rispetto all’euro, riflettendo una divergenza nelle aspettative di politica monetaria tra Stati Uniti ed Eurozona, oltre che una dinamica divergente anche sul fronte delle politiche fiscali. Al contrario, lo yen ha subito una flessione del 4,3%, mentre la sterlina si è apprezzata del 4,8%.
4.1.2 La strategia di investimento adottata
La strategia di investimento adottata dalla Fondazione nel corso del 2024 ha seguito in via generale l’impianto strategico deliberato dal Comitato di Indirizzo a fine 2023 a valere sul triennio 2024-2026.
Rispetto agli anni precedenti, la Fondazione ha definito un set di obiettivi quali/quantitativi nell’impostazione della propria strategia di investimento triennale che è stato tradotto nella definizione di due differenti target di redditività da richiedere al portafoglio finanziario – e conseguentemente due asset allocation strategiche (AAS) – caratterizzate da un profilo di rischio/rendimento differente, in linea con gli obiettivi definiti nel raggiungimento di un rendimento lordo, rispettivamente, del 4% e del 7%.
La prima allocazione, associata al set di obiettivi definiti di “I livello”, dovrebbe consentire di generare la redditività necessaria a garantire la sostenibilità nel lungo periodo coprendo almeno le uscite per erogazioni e spese; la seconda allocazione mira invece al raggiungimento di un set di obiettivi più ambiziosi, definiti di “II livello”, che comprendono, oltre alla copertura delle erogazioni e delle spese, ulteriori propositi volti principalmente a rinforzare le consistenze patrimoniali (tra cui l’irrobustimento del Fondo per la stabilizzazione delle erogazioni e la piena conservazione reale del patrimonio in funzione dell’inflazione effettiva).
Conseguentemente, i pesi strategici relativi all’allocazione associata agli obiettivi di “I livello” conferiscono al portafoglio un profilo rischio/rendimento più contenuto, prediligendo l’asset obbligazionario nel suo complesso (con un peso di circa il 60%), in particolare del segmento governativo, con un’esposizione all’asset azionario inferiore ad un quarto del portafoglio complessivo. Viceversa, l’allocazione associata agli obiettivi di “II livello” è caratterizzata da un maggior profilo rischio/rendimento, in cui il maggior peso resta in ogni caso associato all’asset class obbligazionario (con un peso di circa il 42%), ma con preferenza verso il segmento corporate, in particolare ad alto rendimento. Coerentemente, è previsto un incremento del peso dell’asset class azionario (40%) e delle strategie di investimento in FIA.
Di fatto, l’adozione di un doppio impianto strategico ha consentito alla Fondazione di modulare in maniera dinamica la composizione del portafoglio nel corso dell’anno, direzionandosi verso l’allocazione di I o di II livello in base alle variazioni del contesto economico e delle relative view di mercato.
In linea generale, l’allocazione di portafoglio ha visto nel corso del 2024 un graduale incremento dell’esposizione ai fattori di rischio, che si è tradotto nell’incremento degli asset a maggior contenuto di rischio quali titoli di capitale e titoli obbligazionari ad elevato rendimento, in un contesto di mercato particolarmente benigno, favorito anche da un clima di fiducia che si è mantenuto su livelli elevati per l’intero anno.
Per quanto riguarda la componente diretta, nel primo trimestre le risorse monetarie liberate dal rimborso a scadenza dei titoli obbligazionari governativi sono state gradualmente ruotate a favore di titoli azionari e obbligazioni corporate di tipo subordinato e solo marginalmente impiegate per ricostruire l’esposizione al comparto governativo, puntando tuttavia ad un posizionamento sulla parte lunga della curva dei rendimenti.
Sul portafoglio azionario diretto, le allocazioni di inizio anno hanno permesso alla Fondazione di costruire un pacchetto di titoli azionari italiani quotati a media-larga capitalizzazione aventi un buon livello di dividendo combinato con buone prospettive di crescita del prezzo. L’ingresso anticipato rispetto alla stagione dei dividendi ha consentito di godere del flusso di utili distribuiti sul 2024, alimentando così flussi di cassa certi a favore del risultato di gestione dell’anno. La composizione di tale segmento di portafoglio è rimasta sostanzialmente stabile nel corso dell’esercizio, consentendo di godere a pieno del forte rialzo dei corsi azionari che hanno interessato il mercato italiano nell’anno, in particolare sul segmento finanziario e delle utilities. Solo nell’ultima parte dell’anno la Fondazione ha ridotto l’esposizione tramite prese di profitto su alcune posizioni che avevano raggiunto interessanti guadagni in conto capitale, con l’intento tuttavia di ripristinare l’esposizione ad inizio 2025 per ribilanciare la quota dei flussi di cassa derivanti da dividendi anche per il prossimo esercizio.
Lato obbligazionario, il portafoglio è stato complessivamente ridimensionato. La principale riduzione ha riguardato la componente obbligazionaria governativa, rappresentata interamente da emissioni dello Stato Italiano, per effetto dei rimborsi a scadenza su BOT, BTP e CCT che sono stati solo parzialmente compensati dall’investimento in titoli con scadenze superiori a dieci anni, in uno scenario di riduzione dei tassi di interesse da parte della ‘Banca centrale europea. Al contrario è stata incrementata l’esposizione al comparto obbligazionario corporate, principalmente tramite l’investimento in titoli subordinati bancari che, in un contesto di forte compressione degli spread, hanno mantenuto un buon rapporto rischio/rendimento.
In merito al portafoglio gestito, il 2024 ha visto un forte incremento di investimenti tramite fondi/sicav/etf sottostanti il deposito amministrato, in un’ottica di miglioramento del livello di diversificazione del portafoglio complessivo sia in termini geografici che di settore/temi di investimento e di complementarietà con le esposizioni del comparto dedicato ‘Quaestio global real return’. Nella prima parte dell’anno la Fondazione ha allocato risorse in un paniere di strumenti gestiti specializzati su specifici temi di investimento, quali l’intelligenza artificiale, la biotecnologia, la robotica, la cyber-sicurezza e la creazione di valore tramite la catena alimentare. A fine anno il portafoglio è stato ulteriormente incrementato tramite l’inclusione di strumenti azionari tradizionali con esposizione verso i mercati globali ma diversificati per stile di gestione (attiva/passiva/ibrida) e tipologia di strumento (fondi/etf).
Relativamente al comparto dedicato ‘Quaestio global real return’, nel corso dell’anno non sono state effettuate operazioni di incremento/riduzione del capitale investito. Ciò nonostante, il ruolo della Fondazione nella gestione del comparto è rimasto proattivo, grazie al monitoraggio continuo della gestione delegata e soprattutto agli incontri periodici durante i consueti advisory committee, all’interno dei quali la Fondazione viene informata del posizionamento strategico del gestore sui singoli fattori di rischio e, grazie all’intervento del proprio Advisor, delegato a rappresentarla in tale sede, contribuisce anche ad offrire spunti di posizionamenti tattici coerenti con l’evoluzione del contesto macroeconomico e finanziario. Nel corso del 2024 si sono tenuti tre advisory committee del comparto ‘Quaestio global real return’, a cui si sono aggiunti frequenti scambi informali tra i membri in corso d’anno. La gestione del comparto è stata particolarmente profittevole nell’esercizio, consentendo di assegnare progressivamente alla Fondazione i guadagni accumulati tramite la distribuzione di proventi suddivisi in tre tranche (aprile, luglio e ottobre). Il principale contributore alla performance complessivamente accumulata dal comparto è risultata la componente azionaria, favorita anche dalla calibrazione delle strategie di copertura, che hanno consentito sia di beneficiare delle fasi di rialzo, sia di attenuare l’impatto negativo nelle fasi di correzione. A favorire la performance dell’asset class è stata anche l’allocazione geografica dinamica sull’area ‘Asiatica ed emergente’, che ha visto una rotazione dell’esposizione inizialmente detenuta verso l’area asiatica e il Giappone a favore degli altri paesi dell’area emergente. A seguire, un significativo contributo è stato ottenuto anche grazie all’esposizione al credito, in particolare per la presenza di emissioni ad alto rendimento dell’area europea. Viceversa, sulla componente investment grade, la compressione degli spread è stata in parte contrastata dalla volatilità di tasso, sia in Europa che in USA. Sul comparto governativo, il risultato è stato complessivamente positivo, seppur più contenuto, e ha visto una gestione dinamica per bilanciare le esposizioni sulle diverse aree geografiche (Europa, USA e mercati emergenti), privilegiando il posizionamento su scadenze brevi, soprattutto sulla curva statunitense, sulla quale è stata mantenuta sempre una duration molto contenuta. Infine, le movimentazioni effettuate lato commodities, che hanno visto in particolare una gestione dinamica su rame ed oro, sono risultate particolarmente premianti.
Relativamente, infine, alla componente in fondi chiusi, di private equity, di private debt, infrastrutturali e immobiliari, oltre alle normali transazioni in entrata ed in uscita relative ai rimborsi/richiami di capitale sui fondi già in portafoglio, in corso d’anno la Fondazione ha sottoscritto un nuovo fondo di private equity che promuove l’investimento ad impatto tramite finanziamento verso imprese di piccole e medie dimensioni che operano con l’intento di generare un impatto sociale ed ambientale sui territori di riferimento. L’esposizione tramite FIA mantiene un buon livello di diversificazione per area geografica, stile di gestione e ciclo di vita. Tali strumenti sono da intendersi come fonte di diversificazione e di decorrelazione rispetto agli asset tradizionali nonché preposti prevalentemente alla rivalutazione del capitale nel medio/lungo termine.
La tabella seguente riporta la composizione del portafoglio finanziario della Fondazione a fine 2024, sia a valori di bilancio nel rispetto dei principi contabili adottati, sia valori di mercato.
(*) Ammontare versato, al netto dei rimborsi in conto capitale e delle svalutazioni finora effettuate dalla Fondazione e valorizzazione a mercato all’ultimo NAV disponibile.
4.1.3 Il risultato della gestione
In linea generale, la Fondazione provvede al finanziamento delle proprie attività istituzionali attraverso i contributi in conto esercizio versati dalle fondazioni di origine bancaria (come previsto dal Protocollo di intesa del 5 ottobre 2005 firmato dai soci della Fondazione e successivi aggiornamenti) e dai proventi ordinari derivanti dall’investimento del suo patrimonio finanziario, al netto delle spese di funzionamento e degli accantonamenti previsti dalle norme statutarie.
I contributi in conto esercizio
Nel 2024 i contributi in conto esercizio versati dalla Fondazioni di origine bancaria ammontano a circa 15,8 milioni di euro.
Il risultato della gestione
Il 2024 è stato il primo anno della strategia di investimento triennale deliberata a fine 2023 a valere sul triennio 2024-2026. Il 2024 è stato complessivamente un anno ampiamente positivo per i mercati finanziari, consentendo alla Fondazione di raggiungere, e superare, l’obiettivo di redditività di “I livello” (target di rendimento medio annuo della strategia pari al 4% lordo) e di avvicinarsi significativamente al target di “II livello” (rendimento medio annuo della strategia pari al 7% lordo).
Il portafoglio finanziario della Fondazione ha infatti ottenuto un rendimento finanziario complessivo lordo positivo del 6,5%. Considerato anche il peso mediamente detenuto sul portafoglio finanziario totale della Fondazione (circa il 59%), il suddetto risultato è ascrivibile prevalentemente alla performance total return del comparto ‘Quaestio capital fund global real return’, pari sul 2024 a circa il 6,4%. La strategia attuata dal gestore ha mantenuto un’impostazione dinamica nel corso dell’anno, modulando l’esposizione ai differenti fattori di rischio sulla base dell’evoluzione dello scenario, consentendo una gestione tempestiva al verificarsi di momenti di elevata volatilità legati in particolare all’inasprimento delle tensioni geopolitiche su più fronti e all’evoluzione della politica monetaria. Il ricorso alle strategie di copertura, opportunamente calibrato, ha consentito di proteggere i risultati accumulati nelle fasi di tensione sui mercati senza tuttavia pregiudicare l’ulteriore capitalizzazione di performance nelle fasi positive. Nel corso dell’anno, distribuiti in tre tranche, la Fondazione ha incassato dal comparto proventi lordi complessivi pari a circa l’8% sul controvalore investito (circa 6,2% netto), che hanno dato un contributo determinante al raggiungimento del target fissato per l’anno.
La restante parte di redditività generata sul portafoglio finanziario riflette la composizione dello stesso, costituito da un lato da strumenti atti alla generazione di flussi di cassa periodici altamente prevedibili, tramite gli investimenti in titoli azionari e titoli obbligazionari, e dall’altro da strumenti di investimento il cui obiettivo è la creazione di valore su un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.
Dopo il comparto Quaestio, infatti, il maggior contributo alla performance complessiva è rappresentato dal portafoglio azionario diretto e dal portafoglio obbligazionario diretto, che hanno contribuito al monte proventi oltre che con il flusso di dividendi/cedole periodiche, anche con la componente da realizzo da dismissioni/rimborsi. Il portafoglio fondi/sicav/etf, irrobustito in maniera rilevante nel corso del 2024, è cresciuto di valore in corso d’anno ma ha avuto un contributo nullo alla redditività contabile dell’esercizio, considerando sia la preferenza a sottoscrivere classi ad accumulazione dei proventi, coerentemente con la logica di investimento di medio-lungo periodo che la Fondazione ha riservato a tale sezione del portafoglio, sia ai principi contabili adottati dalla Fondazione che vedono tali poste iscritte tra le immobilizzazioni finanziarie.
I fondi chiusi, anch’essi rientranti nella categoria di investimento di lungo periodo, hanno apportato un contributo negativo al conto economico; i proventi distribuiti su alcuni di essi non sono stati sufficienti a compensare l’adeguamento dei valori di bilancio sulla base degli ultimi NAV ufficiali disponibili sulle posizioni che, alla data del 31 dicembre 2024, mostravano perdite latenti durevoli rispetto al valore investito.
In ottica contabile, tenendo conto dei principi adottati dalla Fondazione, il portafoglio finanziario ha registrato un risultato netto di competenza 2024 pari a circa 25,1 milioni di euro, corrispondente ad una redditività netta di circa il 4,6% rispetto ai valori di bilancio. Al netto delle svalutazioni apportate sui fondi chiusi, pari complessivamente a circa -4,6 milioni di euro, il risultato contabile maturato si attesta a 29,8 milioni di euro, corrispondente a circa il 5,4% rispetto ai valori di bilancio.
Nella tabella che segue è presentato il contributo di ciascun sotto-portafoglio al risultato di gestione a valori di bilancio e a valori di mercato (esclusa la redditività derivante dai contributi in conto esercizio versati dalle fondazioni bancarie).
Il risultato a valori di bilancio tiene conto dei principi contabili adottati dalla Fondazione, il risultato a valori di mercato considera invece tutto il portafoglio finanziario a valori di mercato.
(*) I proventi netti 2024 a valori di mercato non tengono conto dei principi contabili adottati dalla Fondazione, considerando per tutti gli strumenti in portafoglio il valore di mercato al 31 dicembre 2024 e le plus/minusvalenze latenti in maturazione a tale data.
Al risultato contabile di bilancio 2024 hanno contribuito positivamente tutti i sotto-portafogli, ad eccezione, come già evidenziato precedentemente, dei fondi chiusi.
ll comparto ‘Quaestio capital global real return’ apporta il maggior contributo, con un provento netto di circa 20,2 milioni, corrispondente ad una redditività del 6,2% sulla giacenza media da inizio anno.
Il portafoglio obbligazionario ha generato nell’esercizio un risultato contabile netto di circa 2,9 mln/€, pari a circa il 3,5% sulla giacenza media investita. Tale risultato è rappresentato quasi esclusivamente dalle cedole nette di competenza, pari a circa 2,5 milioni di euro (3%), che contribuiscono in maggior misura rispetto agli esercizi passati anche grazie agli investimenti eseguiti in corso d’anno, che hanno privilegiato emissioni corporate subordinate che incorporano un maggior premio al rischio anche nella componente cedolare sebbene in termini di consistenze il volume del portafoglio sia stato complessivamente ridotto rispetto all’esercizio precedente. I rimborsi sulla componente governativa, pari a circa 65,5 milioni di euro, sono stati solo in parte compensati tramite nuovi acquisti, per complessivi 50 milioni di euro, ripartiti per circa 34 milioni di euro su emissioni dello Stato italiano e per 16 milioni di euro su emissioni corporate, principalmente del segmento high yield. L’ammontare investito a fine anno si attesta a circa 83,7 milioni di euro (99,4 milioni di euro ad inizio esercizio). Il portafoglio ha un rendimento cedolare medio del 3,65%, con un livello di duration di poco inferiore ai 6 anni. Il contributo delle plusvalenze da rimborsi si attesta a circa 500 mila euro.
Il portafoglio partecipazioni ha generato un contributo significativo alla performance dell’esercizio, con un risultato contabile netto di circa 4,6 milioni di euro, rappresentato per 2,45 milioni di euro dal flusso di dividendi distribuiti nell’anno (dividend yield di circa il 6,6% sul valore investito) e per circa 2,15 milioni di euro dal risultato delle negoziazioni eseguite a fine anno (redditività media pari a circa +22% sul valore investito delle posizioni dismesse).
I fondi chiusi contribuiscono al risultato di gestione con i proventi netti distribuiti nell’esercizio, pari a 1,95 milioni di euro (redditività del 3,3% sulla giacenza media investita) e con le svalutazioni che sono state apportate, sulla base degli ultimi NAV/operazioni disponibili, sui fondi ‘Sefea social impact’, ‘Tendercapital real asset’, ‘Green star’ e ‘Green arrow renewable energy’, per un valore complessivo di circa -4,6 milioni di euro. Le svalutazioni apportate rispondono alla necessità di contabilizzare le perdite di natura durevole che stanno maturando su tali fondi, causate da difficoltà operative riscontrate nella gestione degli stessi. Nel complesso gli investimenti in fondi chiusi in portafoglio hanno creato valore rispetto a quanto investito e incorporano plusvalenze latenti significative rispetto ai valori contabili.
La redditività complessiva, risultante dai proventi netti incassati e dalle svalutazioni apportate nell’esercizio in corso, si attesta quindi a -2,7 milioni di euro.
Infine, gli strumenti monetari partecipano al risultato di esercizio grazie agli interessi di competenza maturati sulle somme depositate in conto corrente, per un risultato di circa 213 mila euro, pari a circa lo 0,8% rispetto alla giacenza media da inizio anno.
Sulla base dei principi contabili adottati dalla Fondazione, che vedono tutti gli strumenti finanziari iscritti tra le immobilizzazioni dell’attivo dello stato patrimoniale, le plus/minusvalenze latenti che maturano al 31 dicembre 2024 non concorrono alla formazione del risultato dell’esercizio. Considerando tuttavia il valore di mercato a fine 2024 di tutte le poste finanziarie, il risultato del portafoglio complessivo risulta superiore a quello di bilancio e pari a 41,9 milioni di euro, grazie al contributo positivo di tutti i portafogli. L’incremento del risultato a mercato rispetto al valore di bilancio è ascrivibile in maggior misura al valore latente dei fondi chiusi incorporato nell’ultimo NAV ufficiale disponibile, rettificato per l’operatività intercorsa fino a fine esercizio, che mostra un plusvalore rispetto al valore contabile di bilancio (comprensivo delle svalutazioni) di circa 13 milioni di euro. In merito alla stima del risultato a valore di mercato dei fondi chiusi, è opportuno tuttavia ricordare che il NAV (ovvero il valore patrimoniale del fondo diviso per il numero di quote) può divergere significativamente dal prezzo di mercato (che si forma dall’incontro tra domanda e offerta investitori) spesso inferiore.
In generale, tutti i sotto-portafogli mostrano un risultato a mercato superiore a quello contabile ad eccezione del portafoglio azionario, che mostra un risultato sostanzialmente allineato a quello contabile (minusvalenze latenti per circa -41 mila euro), a riflesso delle prese di beneficio effettuate sulle posizioni più proficue nell’ultimo mese del 2024.
Il risultato a mercato del comparto Quaestio incorpora una plusvalenza latente netta marginale, pari allo 0,1% rispetto al valore di carico in bilancio, in conseguenza delle scelte adottate nell’anno che hanno privilegiato una politica di distribuzione dei risultati conseguiti piuttosto che una capitalizzazione degli stessi.
A circa il 2,5% si attesta la rivalutazione a mercato che sta maturando sul portafoglio obbligazionario, mentre il portafoglio fondi/sicav/etf mostra un risultato a mercato positivo del 4,7%.
4.1.4 L’evoluzione prevedibile della gestione economica e finanziaria
Il 2025 si prospetta come un anno cruciale per la tenuta e la stabilità della crescita economica globale, tra sfide e opportunità in diversi settori. Gli Stati Uniti dovrebbero continuare a beneficiare della resilienza dei consumi privati, ma con crescenti incertezze legate sia alle aspettative di inflazione, che potrebbero di conseguenza condizionare il potere d’acquisto delle famiglie e le scelte di politica monetaria, sia all’efficacia delle politiche economiche e commerciali della nuova amministrazione americana, per gli effetti che esse potrebbero avere sulle catene internazionali di produzione delle stesse aziende americane. Di conseguenza, se nel breve termine le misure annunciate dovrebbero avere un effetto positivo dovuto principalmente al mantenimento di un elevato clima di fiducia, nel medio termine la situazione potrebbe presentarsi più complessa e le politiche adottate risultare meno efficaci anche per gli impatti che eventuali tassi di interesse più elevati (dovuti a inflazione e peggioramento dei conti pubblici), oltre che possibili tensioni sul mercato del lavoro per le politiche immigratorie, avrebbero sul potere d’acquisto delle famiglie e sulla profittabilità delle imprese. Nell’Eurozona, le prospettive rimangono eterogenee. Alcuni Stati membri potrebbero beneficiare più di altri delle politiche di transizione energetica e di digitalizzazione. Tuttavia, permangono rischi legati all’evoluzione dell’inflazione e alle difficoltà industriali nei settori più tradizionali e a quelli con un’alta dipendenza dalle importazioni. Il tema cruciale resta però il gap di produttività con gli Stati Uniti che rende urgente l’adozione di piani strutturali per rilanciare la competitività e ridurre il divario di innovazione attraverso maggiori investimenti in ricerca e sviluppo. Le possibili tensioni commerciali bilaterali con gli Stati Uniti e un eventuale deterioramento degli scambi commerciali potranno aumentare l’incertezza delle imprese, oltre a condizionare la produzione interna e le esportazioni. Inoltre, le difficoltà politiche in alcuni dei principali paesi europei e le debolezze strutturali del settore manifatturiero, che stanno frenando gli investimenti strumentali, potrebbero rallentare la ripresa della domanda interna. Una crescita lenta dovrebbe dissipare le preoccupazioni della BCE sulla dinamica della ripresa dell’inflazione, agevolando il proseguimento di un atteggiamento accomodante nelle scelte di politica monetaria. Più in generale, restano le incertezze legate alle politiche commerciali che saranno adottate dagli Stati Unti, che in ogni caso condizioneranno le dinamiche del commercio mondiale e il clima di fiducia delle imprese. Nel complesso, il 2025 si configura come un anno di transizione per l’economia globale, con un equilibrio delicato tra sfide e opportunità. L’attenzione si concentrerà sull’evoluzione delle politiche monetarie, sulle risposte dei governi alle dinamiche economiche e alle politiche commerciali nonché sulle implicazioni delle trasformazioni strutturali in corso.
Il contesto di mercato richiederà dunque un approccio bilanciato, con un focus sulla diversificazione di portafoglio e sulla gestione attenta dei diversi fattori di rischio.
4.1.5 Fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura d’esercizio
Nel periodo intercorso tra la data di chiusura dell’esercizio e quello di redazione del bilancio, in coerenza con lo scenario di mercato attuale e prospettico, che incorpora un maggior livello di incertezza rispetto all’esercizio precedente, la Fondazione ha adottato un approccio difensivo, valutando la possibilità di salvaguardare i risultati positivi maturati nel primo bimestre del 2025 su alcuni strumenti in portafoglio al fine di contabilizzare sin da subito i guadagni maturati e dare un’impostazione positiva al conto economico del nuovo esercizio. Sono stati quindi dismessi alcuni strumenti del risparmio gestito e titoli azionari che avevano ottenuto i migliori guadagni, consolidando conseguentemente significative plusvalenze. Con la stessa logica, valutata la performance positiva registrata sul comparto ‘Quaestio global real return’ nella prima fase dell’anno, a metà febbraio la Fondazione ha chiesto la distribuzione di un provento lordo di 7 milioni di euro.
Le disponibilità liquide generate dalle suddette operazioni, unitamente a quelle già presenti a fine 2024, verranno reinvestite in coerenza con l’impianto strategico vigente tenuto conto del contesto di mercato e della gerarchia di obiettivi della Fondazione.