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bilancio di missione 2020

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    HOMEPAGE BILANCI

  • 4.1 Relazione sulla gestione del portafoglio finanziario

    4.1.1 Il quadro economico e finanziario

    Il 2020 resterà nella storia come l’anno legato alla diffusione della pandemia Covid-19 e ai suoi effetti, che ha provocato e che potrà ancora provocare nei prossimi anni. A partire dalla fine di febbraio, la presa d’atto della diffusione dell’epidemia nei paesi occidentali, prima in Europa, poi nelle Americhe e la consapevolezza che non si trattasse più di una epidemia localizzata e circoscritta (come era avvenuto in passato con la Sars o la Mers), ha notevolmente sconvolto la vita economica e sociale di tutto il mondo. La rapidità con cui si è diffusa ha richiesto misure straordinarie per cercare di contenere il contagio e lo stress sulle strutture sanitarie. Di conseguenza, sono state chiuse numerose attività economiche e ne sono derivate diffuse difficoltà nel mondo del lavoro, che si è cercato di contenere mediante l’attivazione di sussidi praticamente in tutte le aree geografiche. La dinamica dell’attività economica ha seguito il corso della diffusione dei contagi e delle misure adottate per contenerla.

    In Cina, dove la pandemia si è diffusa a partire dalla fine del 2019, gli effetti recessivi si sono visti nel primo trimestre 2020 con una caduta del Pil del 9,8% rispetto al trimestre precedente. Successivamente, in base alle informazioni disponibili, non si è avuta una nuova fase di contagi evitando quindi di ricorrere a nuovi provvedimenti restrittivi. Il sostanziale ritorno a regime dell’industria a partire dai mesi estivi ha contribuito ad accelerare la ripresa, portando, a fine anno, la crescita del Pil cinese al 2% (unico paese, tra i principali, a registrare un tasso di crescita positivo, sia pur molto lontano dalle medie degli anni passati).

    Nei paesi industrializzati si osservano, in media d’anno, contrazioni del Pil del 3,5% per gli Stati Uniti, del 6,8% per l’area Uem (5,3% per la Germania, 8,9% per l’Italia fino all’11% per la Spagna). Analizzando in dettaglio l’economia italiana si osservano, come peraltro in altre aree economiche, andamenti mai visti finora nel dopoguerra. La contrazione dei consumi delle famiglie è stata pari al 10,7%, gli investimenti sono caduti del 9,1%, le esportazioni del 13,8%. Gli interventi adottati si sono tradotti ovviamente in un peggioramento degli indicatori di finanza pubblica: il rapporto deficit/pil ha toccato il 9,5% mentre il debito pubblico si è attestato al 155,6% del Pil. Tale situazione avrà indubbi riflessi nella sostenibilità della crescita futura, al di là delle misure eccezionali e delle deroghe che saranno adottate in questi anni.

    L’eccezionalità della situazione che si è venuta a creare ha reso necessaria l’attivazione di politiche economiche, monetarie e fiscali straordinarie, sia nelle quantità sia nelle forme utilizzate. Le banche centrali di tutti i principali paesi hanno rafforzato i programmi di acquisto di titoli sul mercato fino ad annunciare misure di Quantitative Easing potenzialmente illimitato. Nell’area Uem la BCE ha adottato misure di mitigazione del rischio di credito delle banche oltre ad una riduzione temporanea dei requisiti di capitale; al fine di coniugare l’allentamento delle misure di vigilanza è stato però raccomandato al sistema bancario di sospendere la distribuzione di dividendi per tutto il 2020. Per quanto riguarda le politiche fiscali, negli Stati Uniti sono state approvate fin da subito misure ingenti sul fronte quantitativo e, post appuntamento elettorale, è stato annunciato un nuovo pacchetto di misure espansive che dovrebbe essere ulteriormente rafforzato nel 2021. Nell’Unione Europea, oltre alla sospensione temporanea del patto di stabilità, sono state approvate linee di credito ESM senza condizionalità fino al 2% del Pil a disposizione di ogni paese dell’Unione per costi diretti e indiretti dell’assistenza sanitaria. È stato approvato un fondo di garanzie per mobilitare prestiti BEI fino a 200 miliardi per piccole e medie imprese; è stato istituito il cosiddetto SURE, un fondo di 100 miliardi per le casse integrazioni nazionali. Infine è stato approvato, con un percorso complesso, il Recovery Plan, un piano emergenziale denominato Next Generation EU (NGEU) per € 750 mld di cui € 390 mld di aiuti a fondo perduto e € 360 mld di prestiti agevolati, oltre al rafforzamento del bilancio settennale dell’Unione Europea 2021-2027 che dovrebbe raggiungere complessivamente 1.800 mld di euro. Tali provvedimenti hanno consentito di migliorare il clima di fiducia delle famiglie e delle imprese e le aspettative di ripresa del 2021 e dei prossimi anni, legata inevitabilmente all’implementazione delle misure espansive programmate.

    La diffusione della pandemia ha colto di sorpresa gli operatori economici e finanziari generando fasi di panico che si sono tradotte, a partire dal mese di febbraio, in una violenta caduta delle quotazioni sui mercati finanziari, soprattutto quelli a maggiore contenuto di rischio, con conseguente fenomeno di flight to quality come sempre avviene in questi casi, e in un brusco peggioramento del clima di fiducia di famiglie e imprese. I mercati azionari tra la fine di febbraio e marzo hanno perso oltre il 30% con punte di oltre il 40% per l’Italia. Effetti particolarmente negativi si sono osservati anche sul mercato corporate, con cadute delle quotazioni, sul segmento High Yield, di oltre il 20%, e una crisi di liquidità generata dal panic selling. Hanno sofferto anche i titoli governativi dei paesi periferici, con una caduta dei BTP di quasi il 9%. L’eccezionalità degli interventi di politica monetaria e gli annunci di politica fiscale senza precedenti hanno progressivamente generato un recupero delle quotazioni che in diversi casi ha consentito a fine anno di compensare integralmente le perdite accumulate in precedenza. Tali misure hanno infatti avuto l’effetto di comprimere ancora di più i tassi di interesse, accentuando la distorsione della curva del rischio e modificando le scelte di portafoglio alla ricerca di rendimento sia pur in un contesto strutturalmente più volatile. Per quanto riguarda gli indici azionari generali, si osservano sul 2020 andamenti positivi negli Stati Uniti, dove l’indice S&P 500 ha realizzato un rendimento del 16% guidato però dalla straordinaria performance dei titoli tecnologici cresciuti di oltre il 40%, e sui mercati asiatici con rendimenti sopra al 20% per la Cina. In Europa invece i rendimenti complessivi del 2020 sono negativi, in particolare in Italia (-6%) e nel Regno Unito (-13%). Nell’area Uem ha sofferto il settore bancario che a fine anno registra perdite delle quotazioni di circa il 25%. Sul mercato dei cambi, l’euro si è generalmente rafforzato, penalizzando i rendimenti sui mercati esteri tra il 7% e l’8%. In ogni caso, anche la dinamica dei mercati finanziari, in particolare quelli azionari, va letta contestualizzando quanto accaduto. Innanzitutto, si è osservato un aumento sensibile della volatilità: il Vix (misura tradizionalmente utilizzata per indicare la volatilità attesa sul mercato azionario americano) nella fase più intensa della crisi è arrivato al livello di 80, per poi attestarsi progressivamente attorno al valore di 30, sensibilmente superiore comunque alla media degli anni passati, quando oscillava tra 10 e 15. Da inizio novembre la notizia degli esiti favorevoli sulla sperimentazione dei vaccini e le prospettive di imminente somministrazione hanno completamente modificato il clima di fiducia generando un sensibile rally dei mercati. Tale rally ha però ampliato lo scollamento con i fondamentali essendo stato determinato principalmente da una riduzione del premio per il rischio e concentrato sui settori che maggiormente hanno potuto beneficiare delle modifiche nelle abitudini di vita, come appunto quello tecnologico. Il miglioramento del clima di fiducia si è riflesso anche sui mercati obbligazionari, con rendimenti molto compressi sui titoli governativi e spread corporate in riduzione.

    4.1.2 La strategia di investimento adottata

    La strategia di investimento adottata dalla Fondazione nel corso del 2020 è stata orientata a dare seguito alle linee guida di indirizzo deliberate dal Comitato di indirizzo ad inizio 2019 in occasione della definizione dell’asset allocation strategica, accompagnata tuttavia da una gestione tattica portata avanti in funzione dell’evoluzione delle condizioni di mercato.

    La Fondazione ha così dato avvio all’implementazione del piano di allocazione della liquidità, deliberato a fine 2019, volto a costituire una componente di portafoglio in gestione diretta sia con l’obiettivo di stabilizzare una quota di flussi di cassa e sterilizzare la volatilità, sia per accedere a classi di attività o profili di rischio non coperti dalla piattaforma Quaestio e incrementare così la diversificazione complessiva. Parallelamente, la Fondazione ha seguito proattivamente la strategia di investimento del comparto Quaestio Global Real Return affinché le sue esposizioni ai fattori di rischio fossero coerenti con i propri obiettivi e le proprie esigenze.

    L’allocazione della liquidità è stata impostata con cautela e prudenza ad inizio 2020 ed è proseguita operativamente nei mesi successivi, privilegiando ingressi graduali su tutte le singole posizioni, viste le turbolenze e la volatilità che hanno interessato i mercati finanziari da fine febbraio in poi e che tuttora li caratterizzano. La Fondazione ha così costruito nel tempo un portafoglio di quattro titoli azionari italiani (Eni, Enav, Poste Italiane e Iren) e due prodotti di risparmio gestito passivi (Etf) su azionario europeo ad elevato dividendo, con una logica da “cassettista”, volta a generare flussi di cassa facilmente prevedibili di anno in anno. La Fondazione ha inoltre investito sull’asset class obbligazionario convertibile globale, non coperta dalla piattaforma Quaestio, sottoscrivendo dapprima un Etf con rischio cambio e successivamente (ad inizio 2021) anche un fondo Ucits con esposizione valutaria sistematicamente coperta. Per effetto di rendimenti obbligazionari compressi e non coerenti con gli obiettivi della Fondazione, la componente di allocazione riservata all’obbligazionario diretto è rimasta in liquidità. L’unico movimento effettuato sul portafoglio obbligazionario diretto ha riguardato il rolling per pari importo da un Btp Italia giunto a scadenza naturale ad un Btp Italia di nuova emissione. Stante le condizioni di mercato, il segmento si compone a fine 2020 di soli due titoli governativi italiani, il suddetto titolo e uno ormai prossimo alla scadenza (dicembre 2021), e un’obbligazione societaria subordinata di Banca Etica a tasso variabile con scadenza giugno 2022. Risulta quindi rilevante a fine anno in termini di ammontare il portafoglio liquidità della Fondazione (ca 32 milioni di euro, costituito unicamente da giacenze di c/c diversificate su più istituti). Il mantenimento di un livello di liquidità sensibilmente superiore alle esigenze di tesoreria, peraltro coerente con la strategia di modulazione del profilo di rischio adottata sul comparto Quaestio Global Real Return e che verrà di seguito illustrata, ha assolto alla funzione sia di strumento di copertura in caso di scenario avverso sia di sfruttare eventuali opportunità tattiche sul mercato. Il processo di convergenza all’asset allocation ottimale deliberata proseguirà gradualmente, compatibilmente con il budget di rischio disponibile del portafoglio complessivo, gli obiettivi di breve/medio termine e le condizioni di mercato al momento dell’effettiva operatività.

    Per quanto riguarda il comparto Quaestio Global Real Return, la Fondazione ha adottato un approccio vigile su quanto investito, monitorando la gestione delegata nel continuo e presidiandola con i consueti Advisory Committee, comitati aventi potere consultivo e non decisionale nei quali la Fondazione può seguire l’evoluzione dei singoli fattori di rischio e modularla anche tatticamente mediante il proprio Advisor delegato a rappresentarla in tali sedi. Nel corso del 2020 si sono tenuti quattro Advisory Committee del comparto Quaestio Global Real Return, a cui si sono aggiunti frequenti scambi informali in corso d’anno. Ad inizio 2020 il gestore ha adottato una strategia di rientro cauto sui mercati finanziari (dopo l’immunizzazione dei rischi di fine 2019) e di impostazione di presidi a copertura. Una volta innescata la fase ribassista nell’ultima settimana di febbraio 2020 e in considerazione del forte aumento di incertezze e volatilità, la Fondazione con il supporto del proprio Advisor ha richiesto al gestore del comparto di contenere il più possibile le perdite in modo da non compromettere le possibilità di recupero in caso di segnali di stabilizzazione dei mercati. Il gestore ha quindi avviato una strategia di riduzione dei rischi, mediante l’utilizzo di strumenti derivati sulla componente azionaria, il rafforzamento del portafoglio di strumenti aventi funzioni di copertura (valute rifugio, oro, governativo Usa, liquidità) e il continuo monitoraggio dei pool principalmente esposti al rischio di credito che ha sofferto il forte ampliamento degli spreads e le conseguenti tensioni in termini di illiquidità e valorizzazione degli assets. Superata la fase acuta della crisi sui mercati finanziari, Fondazione, Advisor e gestore del comparto hanno condiviso un rientro graduale sui mercati e il successivo mantenimento di un profilo di rischio “risk on”, seppur irrobustendo prima e mantenendo poi le leve gestionali a presidio dei rischi, preservando la qualità del portafoglio e consolidando eventuali plusvalenze. A seguito dello stacco dividendo avvenuto in ottobre, la gestione del comparto è stata orientata a minimizzare la probabilità di intaccare il Nav di bilancio unitario della Fondazione e, in prossimità della fine dell’anno, a ridurre ulteriormente i rischi a favore di strumenti di copertura e de-correlazione. A fine anno 2020, il comparto ha raggiunto l’obiettivo richiesto dalla Fondazione di mantenere un controvalore di mercato superiore al valore di iscrizione in bilancio della Fondazione.

    Tra gli investimenti aventi come orizzonte temporale il lungo termine nel portafoglio finanziario complessivo della Fondazione vi sono anche gli investimenti in fondi chiusi, di private equity, di private debt e immobiliari, diversificati per mercato di riferimento, area geografica e stile di gestione. Tali strumenti sono da intendersi come fonte di diversificazione e di de-correlazione rispetto agli asset tradizionali nonché preposti prevalentemente alla rivalutazione del capitale nel medio/lungo termine. La Fondazione a fine 2020 ha sottoscritto un impegno di 5 milioni di euro su un fondo chiuso di private equity in fase di raccolta, avente ad oggetto principale di investimento le infrastrutture, in Italia, con integrazione dei criteri Esg nelle scelte di portafoglio. Il sovrappeso della componente illiquida del portafoglio generato da tale allocazione rispetto all’asset allocation strategica si compensa con il sottopeso della componente azionaria tradizionale e risulta coerente con un’ottica di medio termine volta all’assunzione di un maggiore rischio di liquidità per cercare soluzioni di investimento aventi un rendimento atteso adeguato agli obiettivi di redditività della Fondazione.

    Completano il quadro del portafoglio finanziario della Fondazione le partecipazioni in Sefea Impact Sgr Spa e Vita SpA. Tali investimenti, rispondenti più a logiche strategico-sociali che finanziarie, risultano iscritti in bilancio tra le “immobilizzazioni finanziarie” alla voce “altri titoli”.

    La tabella seguente riporta la composizione del portafoglio finanziario della Fondazione a fine 2020, sia a valori di bilancio nel rispetto dei principi contabili adottati dalla Fondazione stessa, sia valori di mercato.

    *Ammontare versato, al netto dei rimborsi in conto capitale e delle svalutazioni finora effettuate dalla Fondazione, a fronte di un impegno complessivo di sottoscrizione pari a 81,8 milioni di euro, e valorizzazione a mercato all’ultimo NAV disponibile.
    ** Valori al netto delle commissioni di gestione.

    4.1.3 L’investimento della Fondazione nel fondo Sì – Sefea Impact

    Particolare importanza nel portafoglio finanziario della Fondazione, per la natura e lo scopo del progetto, riveste il Fondo mobiliare chiuso Sì – Social Impact gestito da Sefea Impact Sgr. La Fondazione, in veste di primo sostenitore del progetto e promotore della costituzione del Fondo, ha impegnato su tale investimento 10 milioni di euro del proprio patrimonio, con l’intento di offrire soluzioni finanziarie a problemi e bisogni sociali del proprio territorio di riferimento.

    Il Fondo Sì – Social Impact intende perseguire esclusivamente una strategia di impact investing, una delle strategie SRI a più alto valore aggiunto, ma ancora poco diffusa perché complessa da implementare efficacemente. Si definiscono impact gli investimenti realizzati con l’intento di generare un impatto sociale e ambientale misurabile e, in grado, allo stesso tempo, di produrre un ritorno economico per l’investitore (definizione dell’organizzazione GIIN – Global impact investing network). Le caratteristiche salienti di tale strategia di investimento sono: l’intenzionalità dell’investitore di generare un impatto positivo dal punto di vista sociale ed ambientale, il rendimento finanziario atteso, che può variare in funzione degli obiettivi dell’investitore ma che può essere anche inferiore alla media di mercato purché in favore di importanti impatti sul territorio, la misurabilità dell’impatto sociale e ambientale e la rendicontazione degli impatti generati. Proprio perché strettamente connesso al finanziamento di progetti specifici, aventi l’obiettivo di perseguire un impatto socio-ambientale misurabile senza rinunciare ad un rendimento finanziario, questo tipo di approccio è compatibile con il concetto di “investimento correlato alla missione”.

    Il Fondo Sì – Social Impact investe su PMI che operano sul mercato con l’obiettivo di produrre, attraverso la propria azione imprenditoriale, dei cambiamenti positivi nelle condizioni di vita delle comunità. Le società in cui investe il fondo sono imprese sociali ex lege (ivi incluse cooperative sociali e loro consorzi) e altre società cooperative e di capitali che perseguano un chiaro e misurabile obiettivo sociale. Il Fondo realizza investimenti in strumenti di equity (quote sociali, azioni e, per le cooperative, azioni di partecipazione cooperativa, azioni da soci sovventori) o quasi equity (prestiti obbligazionari convertibili, prestiti partecipativi, strumenti subordinati, ecc.), combinando eventualmente strumenti di prestito garantiti e non garantiti. L’importo degli investimenti è compreso tra 300 mila e 2 milioni di euro e la durata media degli investimenti del Fondo è di 5 anni. Il portafoglio del Fondo è attualmente composto da 11 investimenti, di cui 7 finalizzati da fine febbraio 2020 in poi, prevalentemente localizzati nel Sud Italia e con caratterizzazione multi-settoriale.

    Per la misurazione di impatto, Sefea Impact Sgr ha sviluppato un processo di “gestione” degli impatti che comprende diversi passaggi, tra cui la chiara definizione degli obiettivi, l’individuazione delle metodologie e delle metriche adeguate per la misurazione, la comunicazione dei risultati ottenuti. Nello svolgimento di tali attività, la Sgr è supportata da TIRESIA – Technology and Innovation REsearch on Social ImpAct – centro di competenza della School of management del Politecnico di Milano dedicato allo studio dell’innovazione, dell’imprenditorialità e della finanza a impatto.

    Con tale progetto la Fondazione intende accompagnare, mediante il ricorso a strumenti finanziari, le tante realtà nate dall’economia sociale lungo il processo di acquisizione della dimensione imprenditoriale, per dare loro consapevolezza del significato di fare equity in un’impresa sociale, misurare i risultati e anche verificarne l’impatto. Si tratta di un progetto innovativo e molto ambizioso in cui la Fondazione crede molto e in merito al quale auspica che possa rappresentare un progetto pilota per l’intero mondo del non profit italiano.

    4.1.4 Il risultato della gestione

    In linea generale, la Fondazione provvede al finanziamento delle proprie attività istituzionali attraverso i contributi in conto esercizio versati dalle fondazioni di origine bancaria (come previsto dal Protocollo di Intesa del 5 ottobre 2005 firmato dai soci della Fondazione e successivi aggiornamenti) e dai proventi ordinari derivanti dall’investimento del suo patrimonio finanziario, al netto delle spese di funzionamento e degli accantonamenti previsti dalle norme statutarie.

    I contributi in conto esercizio

    Nel 2020 i contributi in conto esercizio versati dalle Fondazione di origine bancaria ammontano a circa 10 milioni di euro.

    Il risultato della gestione finanziaria

    Il 2020 è stato il secondo anno della strategia di investimento di lungo periodo (3 anni) deliberata ad inizio 2019. Nell’intero esercizio 2020 il portafoglio finanziario della Fondazione ha ottenuto un rendimento finanziario complessivo dell’1,9%, inferiore al target di rendimento annuo della strategia (3,9%). Tale risultato è ascrivibile prevalentemente alla performance del comparto Quaestio Capital Fund Global Real Return, pari a +2,23%, maturata con una rischiosità tenuta sotto controllo, nonostante l’esplosione delle volatilità verificatisi in marzo sui mercati finanziari, grazie all’attivazione di una strategia di contenimento del rischio messa in atto dal gestore del comparto e poi calibrata in corso d’anno. Il gestore del comparto di Quaestio ha infatti puntato al riequilibrio delle contribuzioni al rischio complessivo (con obiettivo di contributo al rischio da parte della componente azionaria nell’intorno del 50% anziché nel range 65%-75%) e alla conseguente ricerca della massima diversificazione tra le varie asset class e aree geografiche (mercati emergenti, commodities, etc.), con un robusto e persistente portafoglio di strumenti a copertura. Tale strategia ha permesso di mantenere la volatilità ex-ante su livelli controllati, troncando al contempo la parte sinistra della distribuzione dei rendimenti attesi. Considerato anche il peso mediamente detenuto sul portafoglio finanziario totale della Fondazione, la performance e il rischio complessivi derivano rispettivamente per circa l’88% e il 99% dal profilo rendimento/rischio del comparto Quaestio Global Real Return.

    Oltre al comparto Quaestio Global Real Return, hanno contribuito positivamente al risultato complessivo 2020 anche il portafoglio fondi/ETF e le obbligazioni (tralasciando il contributo marginale delle liquidità). Il portafoglio obbligazionario, formato per la maggior parte da titoli di stato italiani, ha partecipato positivamente al risultato complessivo grazie sia alla componente cedolare che alla rivalutazione dei prezzi di mercato dei titoli che compongono il portafoglio. Negativo invece il contributo finanziario del portafoglio azionario diretto, a causa del crollo dei mercati finanziari nel mese di marzo 2020 e non pienamente recuperato a fine anno.

    Per quanto riguarda i fondi chiusi, valorizzati tenendo conto dei Nav ultimi disponibili, si segnalano in particolare i contributi positivi provenienti dai fondi F2i (Secondo Fondo soprattutto). Contribuiscono negativamente alla performance finanziaria soprattutto i fondi chiusi Vertis Capital, con Nav in flessione a fine 2020 di oltre il 10%, e il fondo Tendercapital Real Assets Fund (valorizzato al Nav ultimo disponibile di fine 2019), seguiti dai fondi Green Star ed Esperia.

    In sintesi, il risultato finanziario 2020 è stato inferiore al target medio annuo della strategia di investimento vigente. Tuttavia, da avvio strategia di investimento (inizio 2019) il portafoglio finanziario totale della Fondazione si trova a fine anno al di sopra del target cumulato triennale (+8,4% vs +7,8%), grazie al risultato sensibilmente superiore rispetto al target ottenuto nel 2019. Tale posizionamento permette alla Fondazione di affrontare l’esercizio 2021 con un relativo maggior grado di tranquillità, fermo restando l’obiettivo di provare a preservare il vantaggio accumulato.

    Tali risultati, e le conseguenti riflessioni sull’impostazione nei mesi a venire, dimostrano appieno l’importanza di una strategia di investimento di medio termine e non vincolata al risultato del singolo esercizio annuale.

    In ottica contabile, tenendo conto dei principi adottati dalla Fondazione che prevedono l’iscrizione al conto economico delle minusvalenze maturate e delle plusvalenze solo se effettivamente realizzate, il portafoglio finanziario ha registrato proventi netti di competenza 2020 pari a 9,6 milioni di euro. Nella tabella che segue è presentato il contributo di ciascun sotto-portafoglio al risultato di gestione a valori di bilancio e a valori di mercato (esclusa la redditività derivante dai contributi in conto esercizio versati dalle fondazioni bancarie). Il risultato a valori di bilancio tiene conto dei principi contabili adottati dalla Fondazione, il risultato a valori di mercato considera invece tutto il portafoglio finanziario a valori di mercato.

    Al risultato contabile 2020 hanno contribuito positivamente tutti i sotto-portafogli ad eccezione dei fondi chiusi. In termini monetari il miglior risultato è mostrato dal comparto Quaestio Capital Global Real Return. I risultati a valori di bilancio del portafoglio azionario e dei fondi/ETF sono composti dai dividendi e proventi distribuiti nel corso dell’anno, il risultato dei fondi chiusi è composto dai proventi distribuiti e dalle svalutazioni che la Fondazione ha deciso di apportare, mentre quello del portafoglio obbligazionario è composto sia dalla componente cedolare che da plusvalenze realizzate, riprese di valore e svalutazioni avvenute in corso d’anno.

    Il risultato del portafoglio complessivo a valore di mercato risulta inferiore rispetto a quello di bilancio, soprattutto per effetto del minor valore del comparto Quaestio Global Real Return a fine anno rispetto a quello di inizio 2020. Inferiore è anche il risultato a mercato dei fondi chiusi, stimato come variazione del Nav tra fine ed inizio anno al netto di richiami e rimborsi capitale avvenuti durante l’esercizio, più i proventi distribuiti. In merito alla stima del risultato a valore di mercato dei fondi chiusi, è opportuno tuttavia ricordare che il Nav (ovvero il valore patrimoniale del fondo diviso per il numero di quote) può divergere significativamente dal prezzo di mercato (che si forma dall’incontro tra domanda e offerta investitori) spesso inferiore. Anche il portafoglio azionario mostra un risultato a mercato inferiore rispetto a quello di bilancio, ma risulta tuttavia compensato dal buon andamento a mercato sia dei fondi/ETF sia del portafoglio obbligazionario.

    4.1.5 L’evoluzione prevedibile della gestione economica e finanziaria

    L’evoluzione congiunturale e prospettica, sia per la crescita economica che per le dinamiche dei mercati finanziari è stata e resterà condizionata dall’evoluzione della pandemia che segue percorsi diversi tra le varie aree geografiche. Mentre la Cina e in generale tutta l’area asiatica (tranne forse l’India) sembrano in fase di forte rallentamento dell’evoluzione del contagio fino ad arrivare quasi ad una situazione di relativa normalità con conseguenti riflessi sulla ripresa dell’attività economica, l’Europa e gli Stati Uniti si trovano ancora nel mezzo della pandemia. Ciò nonostante, le attese prevalenti sono per una riduzione dei contagi grazie alla diffusione dei vaccini sia pur con l’incognita delle varianti che si stanno presentando. In ogni caso l’evoluzione pandemica continuerà a costituire l’elemento esogeno capace di condizionare le aspettative e il sentiment dei mercati sia pur in una situazione generale di maggiore fiducia che, seppur ancora poco visibile nel numero dei contagi, appare invece più incisiva sulle attese e sulle speranze di progressiva fuoriuscita dalla fase di emergenza. Stati Uniti e area Uem mantengono aspettative di ripresa meno intense di quella cinese per il prolungarsi della pandemia e le conseguenti misure di contenimento. Le famiglie mantengono un’elevata propensione al risparmio, frutto del grado di incertezza che rimane elevato, complice anche il lento aggiustamento del mercato del lavoro. I segnali di ripresa dovrebbero essere più evidenti nella seconda metà dell’anno, quando si potranno manifestare in misura più diffusa gli effetti dei vaccini e le politiche economiche cominceranno a trasmettere gli effetti sulle attività produttive. In ogni caso, soprattutto nell’area Uem, la forza della ripresa dipenderà da quante e quali conseguenze la pandemia avrà generato, soprattutto sul fronte occupazionale e sulla salute delle imprese, e da quanto la politica fiscale sia stata in grado di ammortizzarne gli effetti, in attesa degli interventi strutturali previsti dal NGEU.
    Alla luce di ciò, la gestione finanziaria della Fondazione dovrà consolidare i principi di massima diversificazione e monitoraggio continuo e proattivo dei fattori di rischio del portafoglio, nella consapevolezza di dover affrontare un periodo ancora piuttosto lungo di volatilità elevata sui mercati finanziari. Le liquidità saranno riallocate con gradualità, coerentemente con le dinamiche di mercato e le opportunità suggerite dallo scenario economico e finanziario di riferimento, nel pieno rispetto dell’asset allocation strategica e delle linee guida di indirizzo vigenti.

    4.1.6 Fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura d’esercizio

    Nel periodo intercorso tra la data di chiusura dell’esercizio e quello di redazione del bilancio non si rilevano fatti di rilievo intervenuti nella gestione della Fondazione.

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